Apprendiamo - con grande stupore - dalla stampa locale che la CGIL di Catanzaro giustifica le scelte della Giunta Speranza in merito alla privatizzazione della Lamezia Multiservizi come un atto dovuto perché imposto dalla normativa vigente. A tal proposito, ci chiediamo come hanno fatto le regioni, i comuni e le province che nel resto d’Italia hanno già approvato la delibera di iniziativa popolare ed apportato la modifica dei propri statuti comunali introducendo un apposito articolo dove, in maniera esplicita, viene dichiarato che “l’acqua è un bene privo di rilevanza economica”. Evidentemente regioni come la Puglia e la Valle D’Aosta, province come Torino, Napoli, Fermo, Viterbo e i centinaia di comuni piccoli e grandi sparsi per l’Italia - Calabria compresa - sono tutti delle amministrazioni che hanno violato la legge. Ci è sembrato oltremodo inopportuno da parte del Sindaco non tenere in considerazione minimamente il volere di oltre 700 cittadini che hanno firmato una delibera di iniziativa popolare proposta dal Coordinamento per l’acqua pubblica cittadino e che chiedono di poter semplicemente discutere il futuro di un bene come l’acqua che gli appartiene, con un consiglio comunale aperto. Addirittura in tutta risposta abbiamo appreso che mercoledì 7 luglio è stato convocato un consiglio comunale con all’ordine del giorno proprio la privatizzazione della Multiservizi. Entrando poi nello specifico, noi pensiamo che permettere ai privati di fare un nuovo business sull’acqua sia un atto che debba essere scongiurato, per un semplice concetto che annovera l’acqua tra i beni universali inalienabili e non certamente come una merce. Come, poi, non intuire le forti ricadute che tale privatizzazione avrà sui cittadini di Lamezia Terme a seguito degli aumenti tariffari che la legge impone; questo veramente non lo capiamo! La strada che il Sindaco può intraprendere è quella dell’inserimento nello statuto comunale di una specifica formula che definisce il servizio idrico integrato quale servizio pubblico locale privo di rilevanza economica. Ciò è pienamente legittimato, in quanto l’Unione Europea demanda ai singoli Stati membri la possibilità di definire quali siano i servizi a rilevanza economica e quali quelli privi e la normativa italiana non si è mai pronunciata esplicitamente in tal senso. Con questa operazione i comuni di riferimento della Lamezia Multiservizi hanno la podestà di decidere quale forma gestionale intendono adottare per la gestione del Servizio Idrico Integrato e, più in generale, di tutti i beni che verranno definiti privi di rilevanza economica. Il passo successivo è quello di affidare il servizio direttamente ad una Azienda Speciale Consortile costituita proprio dai comuni che aderisco alla Multiservizi. Ci teniamo a sottolineare che la Corte Costituzionale (sentenza n. 272 del 27.07.2004) si è già pronunciata in merito alla normativa che disciplina i servizi pubblici locali definendo incostituzionale, ad esempio, l’art. 14 comma 1 e 2 del D.L. 269/2003 e l’art. 113 bis del D. Lgs. 276/2000, cioè di quell’articolo che disciplina proprio i servizi pubblici locali privi di rilevanza economica. La sentenza testualmente dichiara: “il titolo di legittimazione per gli interventi del legislatore statale costituito dalla tutela della concorrenza non è applicabile a questo tipo di servizi, perché in riferimento ad essi non esiste un mercato concorrenziale”. Tale dichiarazione credo sia la giusta risposta a chi dichiara, ancora oggi, di voler aprire ai privati per superare il monopolio pubblico ed aprire alla concorrenza di “validi imprenditori”. Il termine MONOPOLIO PUBBLICO - che utilizzano la CGIL ed il sindaco Speranza - non è una definizione adeguata da utilizzare per il sistema idrico integrato di una città. In casi del genere infatti si parla, come qualsiasi testo di teoria economica avrebbe potuto suggerire allo staff del Sindaco e del segretario della CGIL, di MONOPOLIO NATURALE, cioè di un servizio che può essere gestito solo ed esclusivamente in un regime di monopolio. Con ciò salta uno dei cardini del decreto Ronchi cioè quello della concorrenza e del confronto competitivo tra più soggetti privati. Il decreto da per scontato che non esista nessuna differenza tra concorrenza per il mercato e concorrenza nel mercato. La concorrenza per il mercato si esplicita solo ed esclusivamente in un momento puntuale delle leggi del mercato e cioè all’atto della pubblicazione del bando e della risposta ad esso. Una volta esplicata tale fase e scelto il vincitore della gara, il gestore è padrone incontrastato ed incontrollato per un periodo di 20-30 anni! Si è quindi imposta di fatto la privatizzazione di un monopolio naturale che non è applicabile ad un servizio basato su un'unica rete, occupata da un unico bene, appunto l'acqua, che può esservi immessa da un unico soggetto gestore. Inoltre le gare per il servizio idrico integrato non sono mai state garanzia di concorrenza; basta leggere la sentenza del 2007 dell'Autorità Garante per la Concorrenza con la quale sono stati multati i due colossi della privatizzazione Acea e Suez colpevoli di aver stretto un accordo economico di non reciproca ingerenza nella fase di partecipazione e gestione degli acquedotti italiani. Un vero e proprio cartello economico. La scelta dell’affidamento ad una “Azienda Speciale Consortile” è la sola rispondente ad una gestione realmente pubblica, trasparente e democratica del servizio idrico integrato ed il motivo sta nel senso che un Ente pubblico si muove esclusivamente nell’ambito del diritto pubblico, mentre una S.p.A rientra nell’ambito del diritto privato. Questa differenza non è secondaria e non è solo di principio. Stare nell’ambito del diritto pubblico piuttosto che in quello privato comporta delle ricaduta sociali ed economiche non indifferenti: essere un azienda di diritto privato significa dover rispondere all’obiettivo di produrre degli utili. Un ente di diritto pubblico, invece, ha come unico scopo fornire un servizio efficiente ma con un obiettivo economico non indirizzato al profitto ma al pareggio di bilancio. Lanciamo quindi un accorato appello al Sindaco Speranza, ai consiglieri comunali e a tutte le forze sociali e politiche realmente democratiche che credono nella valenza democratica della battaglia contro la privatizzazione dei beni comuni e dell’acqua, affinché diano un segnale concreto a partire dal prossimo consiglio comunale del 7 luglio esprimendo un voto contrario all’approvazione del bando per la immissione sul mercato delle quote societarie della Lamezia Multiservizi.
Coord. Regionale Sinistra Critica
Giovanni Peta
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