La voce unanime, rappresentata dal popolo dell’associazionismo, lo ha
ribadito ancora una volta: l’invaso dell’ Alaco, che si trova a cavallo
tra le province di Catanzaro e Vibo Valentia, va chiuso il prima
possibile. Nella mattinata odierna, in particolare, le associazioni del
territorio ma anche la gente comune è scesa in piazza a Vibo per
protestare contro quello che, ormai, tutti considerano un ‘avvelenamento
di massa’. Perchè di questo si tratta. L’ evento è il risultato di un
intenso lavoro dei movimenti e delle associazioni che in questi anni
hanno assunto come priorità del loro impegno la difesa dei beni comuni,
del territorio e della salute dei cittadini.
In tale contesto che rappresenta al tempo stesso una scelta politica, sociale e culturale in difesa della democrazia, si inserisce l’attuale battaglia per restituire pienamente ai cittadini il diritto all’acqua nella convinzione che colpire tale diritto, privatizzando una risorsa fondamentale per la vita degli individui, apre la strada, in parte già intrapresa, per consentire al mercato di ampliare il proprio dominio su beni e diritti non negoziabili.
Nel corso della manifestazione, dunque, sono stati ribaditi con forza una serie di punti che le associazioni intendono portare avanti ed, in particolar modo, il diritto al rispetto del pronunciamento di 27 milioni di cittadini che con il referendum di giugno 2011 hanno fatto la scelta della ri-pubblicizzazione del servizio idrico. In Calabria questo significa considerare chiusa – e non replicabile in alcun modo – la devastante gestione della SO.RI.CAL., con la presentazione e la rapida approvazione della nuova legge di iniziativa popolare, per la quale è in corso la sottoscrizione da parte dei cittadini; l’urgenza della dismissione del bacino artificiale Alaco a motivo della sua non idoneità a fornire acqua potabile agli 88 comuni ed ai 400.000 calabresi che attualmente la utilizzano e che per questo continuano a subire danni economici e alla propria salute da oltre sette anni; che venga dato avvio immediato ad un programma alternativo per giungere rapidamente ad un sistema idrico con fonti di approvvigionamento che assicurino la fruizione di acqua salubre, pulita, pubblica ed a prezzo equo; che si metta mano con altrettanta urgenza agli interventi di ristrutturazione delle reti idriche per l’eliminazione delle perdite che oggi, nei comuni serviti dal bacino dell’Alaco, superano in media il 60%, con la conseguenza che vengono pagati, dai comuni alla SO.RI.CAL. e dai cittadini ai comuni, volumi di acqua non potabili e che in parte non arrivano neppure alle utenze e che, sulla base di quanto sopra detto e delle tariffe illegittime applicate, si dia corso alle azioni giudiziarie da parte dei comuni per il recupero delle somme corrisposte alla Sorical.
Il corteo, partito da piazza San Leoluca, è giunto poi in piazza Municipio, dove gli organizzatori hanno promosso una serie di interventi e, tra questi, quelli dei componenti del Comitato Civico Pro – Serre, del Coordinamento Calabrese Acqua Pubblica ‘Bruno Arcuri’, del Forum delle associazioni vibonesi e del Comitato contro la costruzione del Rigassificatore di Gioia Tauro.
Da il vizzarro.it
In tale contesto che rappresenta al tempo stesso una scelta politica, sociale e culturale in difesa della democrazia, si inserisce l’attuale battaglia per restituire pienamente ai cittadini il diritto all’acqua nella convinzione che colpire tale diritto, privatizzando una risorsa fondamentale per la vita degli individui, apre la strada, in parte già intrapresa, per consentire al mercato di ampliare il proprio dominio su beni e diritti non negoziabili.
Nel corso della manifestazione, dunque, sono stati ribaditi con forza una serie di punti che le associazioni intendono portare avanti ed, in particolar modo, il diritto al rispetto del pronunciamento di 27 milioni di cittadini che con il referendum di giugno 2011 hanno fatto la scelta della ri-pubblicizzazione del servizio idrico. In Calabria questo significa considerare chiusa – e non replicabile in alcun modo – la devastante gestione della SO.RI.CAL., con la presentazione e la rapida approvazione della nuova legge di iniziativa popolare, per la quale è in corso la sottoscrizione da parte dei cittadini; l’urgenza della dismissione del bacino artificiale Alaco a motivo della sua non idoneità a fornire acqua potabile agli 88 comuni ed ai 400.000 calabresi che attualmente la utilizzano e che per questo continuano a subire danni economici e alla propria salute da oltre sette anni; che venga dato avvio immediato ad un programma alternativo per giungere rapidamente ad un sistema idrico con fonti di approvvigionamento che assicurino la fruizione di acqua salubre, pulita, pubblica ed a prezzo equo; che si metta mano con altrettanta urgenza agli interventi di ristrutturazione delle reti idriche per l’eliminazione delle perdite che oggi, nei comuni serviti dal bacino dell’Alaco, superano in media il 60%, con la conseguenza che vengono pagati, dai comuni alla SO.RI.CAL. e dai cittadini ai comuni, volumi di acqua non potabili e che in parte non arrivano neppure alle utenze e che, sulla base di quanto sopra detto e delle tariffe illegittime applicate, si dia corso alle azioni giudiziarie da parte dei comuni per il recupero delle somme corrisposte alla Sorical.
Il corteo, partito da piazza San Leoluca, è giunto poi in piazza Municipio, dove gli organizzatori hanno promosso una serie di interventi e, tra questi, quelli dei componenti del Comitato Civico Pro – Serre, del Coordinamento Calabrese Acqua Pubblica ‘Bruno Arcuri’, del Forum delle associazioni vibonesi e del Comitato contro la costruzione del Rigassificatore di Gioia Tauro.
Da il vizzarro.it
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