SI PROVA A PARLARE DI ACQUA!
Venerdì 1 dicembre, presso i locali del circolo di Rifondazione Comunista, si è tenuto un primo incontro fra diverse forze politiche e sociali della città con l’intento di avviare un lavoro collettivo di contrasto alle politiche di privatizzazione del servizio idrico integrato. Filo conduttore della serata è stata l’idea condivisa che l’acqua costituisce un bene comune dell’umanità, un bene irrinunciabile che appartiene a tutti e che, perciò non può essere proprietà di nessuno ma, bensì, bene condiviso equamente da tutti. Oggi sulla terra circa un miliardo e mezzo di persone non ha accesso all’acqua potabile e si prevede che nel giro di pochi anni tale numero possa raggiungere i 3 miliardi. Il principale responsabile di tutto ciò è il modello neoliberista che ha prodotto un enorme diseguaglianza nella possibilità di accesso all’acqua, generando oltretutto una sempre maggiore scarsità di quest’ultima a causa di modi di sfruttamento distruttivi dell’ecosistema naturale. Gli effetti della messa sul mercato dei servizi pubblici e dell’acqua, trasformata in vera e propria merce, ha provocato dappertutto degrado e spreco della risorsa, precarizzazione del lavoro, peggioramento della qualità del servizio, aumento delle tariffe, riduzione dei finanziamenti per gli investimenti, diseconomicità della gestione, espropriazione dei saperi collettivi, mancanza di trasparenza e di democrazia. Ovvero, ha segnato il totale fallimento di una pressante campagna mediatica che in questi decenni ci ha fatto credere che dalla privatizzazione del sistema idrico integrato non potevano che scaturirne solo benefici per i cittadini. L’esigenza comune condivisa dai partecipanti all’incontro è stata quella di contribuire ad imprimere una svolta radicale rispetto alle politiche, trasversalmente condivise degli ultimi vent’anni, che hanno trasformato un bene prezioso e limitato come l’acqua in una merce avente come punto di riferimento gestionale le logiche di mercato. In tal senso è stata lanciata l’idea di aderire alla campagna nazionale che vedrà mobilitati moltissime realtà sociali e politiche nella raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare. Una proposta di legge con gli obiettivi di tutela della risorsa acqua e della sua qualità, di ripublicizzazione del sistema idrico integrato, ma soprattutto di gestione dello stesso attraverso strumenti di democrazia partecipata. Consapevoli, infine, che questa battaglia ha una valenza sia globale che locale il formando comitato ha espresso forti preoccupazioni per il silenzio assordante dell’intera classe politica lametina e provinciale in merito alla possibile privatizzazione del Sistema Idrico Integrato dell’ATO 2 di Catanzaro e, contestualmente, ha manifestato la necessità di avviare una serie di iniziative di controinformazione affinché i cittadini lametini acquisiscano coscienza di cosa comporta avere un intero ciclo delle acque privatizzato, soprattutto in una città come Lamezia, dove sono forti gli interessi della ’ndrangheta a mettere le mai sul ciclo integrato e dove è quindi necessaria una politica che faccia della legalità e della trasparenza una prassi quotidiana e non semplicemente una moda passeggera che porta a varcare le soglie dei salotti televisivi di mezza Italia.
Venerdì 1 dicembre, presso i locali del circolo di Rifondazione Comunista, si è tenuto un primo incontro fra diverse forze politiche e sociali della città con l’intento di avviare un lavoro collettivo di contrasto alle politiche di privatizzazione del servizio idrico integrato. Filo conduttore della serata è stata l’idea condivisa che l’acqua costituisce un bene comune dell’umanità, un bene irrinunciabile che appartiene a tutti e che, perciò non può essere proprietà di nessuno ma, bensì, bene condiviso equamente da tutti. Oggi sulla terra circa un miliardo e mezzo di persone non ha accesso all’acqua potabile e si prevede che nel giro di pochi anni tale numero possa raggiungere i 3 miliardi. Il principale responsabile di tutto ciò è il modello neoliberista che ha prodotto un enorme diseguaglianza nella possibilità di accesso all’acqua, generando oltretutto una sempre maggiore scarsità di quest’ultima a causa di modi di sfruttamento distruttivi dell’ecosistema naturale. Gli effetti della messa sul mercato dei servizi pubblici e dell’acqua, trasformata in vera e propria merce, ha provocato dappertutto degrado e spreco della risorsa, precarizzazione del lavoro, peggioramento della qualità del servizio, aumento delle tariffe, riduzione dei finanziamenti per gli investimenti, diseconomicità della gestione, espropriazione dei saperi collettivi, mancanza di trasparenza e di democrazia. Ovvero, ha segnato il totale fallimento di una pressante campagna mediatica che in questi decenni ci ha fatto credere che dalla privatizzazione del sistema idrico integrato non potevano che scaturirne solo benefici per i cittadini. L’esigenza comune condivisa dai partecipanti all’incontro è stata quella di contribuire ad imprimere una svolta radicale rispetto alle politiche, trasversalmente condivise degli ultimi vent’anni, che hanno trasformato un bene prezioso e limitato come l’acqua in una merce avente come punto di riferimento gestionale le logiche di mercato. In tal senso è stata lanciata l’idea di aderire alla campagna nazionale che vedrà mobilitati moltissime realtà sociali e politiche nella raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare. Una proposta di legge con gli obiettivi di tutela della risorsa acqua e della sua qualità, di ripublicizzazione del sistema idrico integrato, ma soprattutto di gestione dello stesso attraverso strumenti di democrazia partecipata. Consapevoli, infine, che questa battaglia ha una valenza sia globale che locale il formando comitato ha espresso forti preoccupazioni per il silenzio assordante dell’intera classe politica lametina e provinciale in merito alla possibile privatizzazione del Sistema Idrico Integrato dell’ATO 2 di Catanzaro e, contestualmente, ha manifestato la necessità di avviare una serie di iniziative di controinformazione affinché i cittadini lametini acquisiscano coscienza di cosa comporta avere un intero ciclo delle acque privatizzato, soprattutto in una città come Lamezia, dove sono forti gli interessi della ’ndrangheta a mettere le mai sul ciclo integrato e dove è quindi necessaria una politica che faccia della legalità e della trasparenza una prassi quotidiana e non semplicemente una moda passeggera che porta a varcare le soglie dei salotti televisivi di mezza Italia.
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