mercoledì 9 aprile 2014

NESSUN PROFITTO CON I BENI COMUNI!

L’Amministrazione fermi il bando per il taglio di boschi e la legittimazione/affrancazione dei suoli gravati da usi civici

Fare cassa, in qualunque modo, a prescindere dal credo politico ed alla faccia della coerenza (politica). Fare cassa è diventata dunque la parola d’ordine in periodo di dissesto. E guai quindi a sollevare dubbi, ancorché sulla opportunità politica. Si verrà tacciati di qualunquismo, ottuso antagonismo, anacronistico moralismo. Il comitato lametino si batte da sempre, e si è sempre contraddistinto (l’Amministrazione stessa ne deve dare atto) per la tutela dei beni comuni, la salvaguardia della loro gestione che, qui si a prescindere, deve essere esclusa da logiche di (finto) mercato nella più fallimentare (finta) prassi liberista, e quindi sottoposta esclusivamente al controllo di soggetti giuridici pubblici e partecipati.

L’amministrazione Comunale sta procedendo ad un bando per l’affidamento della stima, del taglio e della direzione lavori di quasi 240 ettari di boschi un vero e proprio polmone verde distribuito in diversi punti intorno alla città. Se l’amministrazione ritiene che sia giunta l’ora di intervenire sui boschi lametini gestiti come “boschi cedui” sono evidentemente passati gli anni dovuti per consentire attraverso appunto il taglio, la rigenerazione dello stesso.
Contemporaneamente emana un avviso pubblico per i soggetti che risultano intestatari o che occupano in forma arbitraria o comunque impropria terreni appartenenti al demanio civico comunale i quali possono sanare la loro posizione avanzando istanza di legittimazione/affrancazione.

Le modalità e le scelte dell’amministrazione di affrontare e gestire le problematiche della città, che hanno contribuito alla situazione di dissesto, continuano a generare proposte di risanamento a nostro avviso inaccettabili.

Di fronte al buco di 5 milioni di euro rilevato dalla corte dei conti, cosa propone (tra gli altri provvedimenti) la giunta Speranza? La svendita dei beni comuni! Nessuna coerenza politica appunto come dicevamo, ma solo la logica capitalistica di fare cassa, fare cassa a qualunque costo attraverso la svendita del patrimonio pubblico.

Rientrare nei parametri della legge non significa però operare necessariamente nel giusto. Noi sottolineiamo quindi che occorre che l’Amministrazione consideri la PREZIOSITA’ del bene che sta (s)vendendo e non (solo) il suo valore commerciale per diversi ordini di motivi: 1) il bene è pubblico, è quindi di tutta la collettività, come tale va salvaguardato e tutelato, e della gestione dello stesso l’amministrazione deve rispondere alla collettività; 2) il beneficio di cassa ha comunque un importante impatto ambientale: non si può non considerare ad esempio che alcuni dei boschi rientranti nel bando (bosco Mitoio – Difesa) rappresentano oggi alcuni dei pochi boschi di macchia mediterranea più integra d’Europa (studiosi hanno evidenziato come questi boschi debbano essere preservati così come sono); 3) il bando sugli usi civici che di fatto fa partire una fase di legittimazione e affrancamento di tutte quelle proprietà demaniali finora abusivamente occupate da privati, con un pericoloso e distorto messaggio politico: incentivazione delle posizioni di illegalità (peraltro diffusa) nell’ottica che le stesse un giorno possano (pur nel rispetto della normativa) generare entrate per i sempre più dissestati soggetti pubblici e profitto per gli speculatori privati


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