I vertici della Lamezia Multiservizi S.p.A. con una nota stampa dello
scorso mercoledì 7 dicembre comunicano ai cittadini lametini che in città si sono
verificati una serie di disservizi idrici causati dalla diminuzione della
portata dell’acqua da parte della Sorical, società che gestisce le risorse
idriche in Calabria, a fronte delle morosità della Lamezia Multiservizi.
Sempre nella stessa nota i vertici della SpA cittadina scrivono anche
"Non vogliamo ora attribuire colpe
e/o ricordare quanto si poteva fare e non si è fatto..."
Noi invece crediamo che sia necessario attribuire colpe e ricordare quanto si poteva fare e non si è fatto!
Si poteva, ad esempio, uscire dal sistema Sorical e non scendere a patti
durante l'ultimo ricorso al TAR ed invece la passata amministrazione Speranza
ha deciso di non andare fino in fondo raggiungendo un compromesso che ha avuto
come unico effetto far pagare ai cittadini lametini tariffe illegittime perché
tali erano quelle di Sorical.
Si poteva ripubblicizzare il Servizio Idrico Integrato e seguire le indicazioni dell'esito referendario del 2011 ed invece Speranza (ieri) e Mascaro (oggi), hanno soltanto formulato promesse solenni mai mantenute come quella del Tavolo Tecnico per la ripubblicizzazione con i movimenti per l'acqua per dare seriamente una sterzata al sistema idrico in città in chiave pubblica e partecipata.
Ma si sa che a Mascaro, come in passato a Speranza, il sistema Sorical come quello Multiservizi, serve a garantire la "tutela" di piccoli interessi di bottega a discapito di un’intera comunità che oggi si vede ridotta la portata dell’acqua da un ente, la Sorical, che non ha nessun diritto ad esercitare tale potere; un società in liquidazione che non ha mai speso un centesimo per la manutenzione delle condotte e dei serbatoi e che oggi viene mantenuta in vita dal tandem PD Oliverio-Pallaria.
Le soluzioni quindi esistono e non possono essere certamente quelle di
accanirsi contro i cittadini morosi che spesso sono tali perché nell’indigenza.
Occorrono scelte coraggiose come quella di Riace, Saracena e Napoli, scelte
che ascoltano la volontà popolare e non quelle degli interessi delle piccole
consorterie locali o delle grande multinazionali.
Ribadiamo pertanto la necessità di aprire un dibattito pubblico sul futuro
del servizio idrico in città a partire dalla nostra proposta di Tavolo Tecnico
per la ripubblicizzazione, formulata anche all’attuale Giunta circa un anno fa
e per la quale non abbiamo ancora ricevuto nessuna risposta concreta se non
fumose dichiarazioni d’intenti.
La strada della ripubblicizzazione oggi è percorribile
soprattutto dopo il ritiro dei decreti attuativi del “Testo
unico sui servizi pubblici locali di interesse economico generale”. Un provvedimento fortemente ispirato
all'idea del mercato come unico regolatore sociale.
Una grande mobilitazione e
l'intervento della Corte costituzionale hanno infatti portato alla capitolazione
di questa riforma.
La sentenza 251/2016 l'ha
sostanzialmente demolita, sancendo l'incostituzionalità di diversi articoli
della legge delega tra cui quelli relativi a dirigenza, società partecipate,
servizi pubblici locali e pubblico impiego.
La censura della Consulta si fonda
sulla lesione del principio di leale collaborazione tra stato ed enti locali,
principio che verrebbe, di fatto, cancellato dalle modifiche proposte alla
Costituzione che porterebbero alla riduzione dell'autonomia legislativa regionale
e alla possibilità di ricorrere alla cosiddetta “clausola di supremazia”, che
consente allo Stato centrale di intervenire in via legislativa in materie di
competenza regionale invocando un generico interesse nazionale.
La sentenza, di fatto, ha demolito
anche i decreti attuativi in quanto risultano illegittimi i presupposti su cui
si basano. Per queste ragioni il Governo è stato costretto a ritirare il
decreto sui servizi pubblici locali.
Una marcia indietro richiesta dal
movimento per l'acqua da subito con la grande mobilitazione messa in campo a
partire dalla primavera scorsa che ha prodotto centinaia di iniziative e una
straordinaria raccolta di firme in calce alla petizione popolare (230.000 firme
consegnate al Parlamento a fine luglio).
Abbiamo sempre denunciato
l'incostituzionalità di questo provvedimento che avrebbe prodotto un pericoloso vulnus democratico provando a cancellare l'esito del referendum 2011. Su questa base si
era aperto un confronto con la Ministra Madia la quale più volte aveva dichiarato
che il servizio idrico sarebbe stato stralciato dalla versione definitiva
decreto.
Ciò avrebbe costituito solo un
primo passo indietro, seppur importante, nel tentativo del Governo di
sovvertire l'esito referendario. Abbiamo, infatti, sempre ribadito che andavano
eliminate tutte le norme che puntavano alla privatizzazione dei servizi locali,
che vietano la gestione pubblica tramite aziende speciali, oltre a quelle che
permangono e creano, comunque, una disparità tra le diverse forme di gestione con
un evidente favore per quelle privatistiche.
La nostra battaglia
quindi proseguirà perché siamo convinti della necessità di una inversione di
rotta nel senso della piena attuazione degli esiti referendari e della
promozione di un gestione pubblica e partecipativa dell’acqua svolta
nell'interesse della comunità lametina e che restituisca il giusto ruolo anche
alle amministrazioni locali.
Siamo anche convinti
che il dibattito nella nostra città debba ripartire proprio da questi punti e
ci mobiliteremo affinché la Giunta Mascaro riattivi il Tavolo Tecnico e porti a
conclusione un percorso di ripubblicizzazione che oramai dura da molti anni.
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