Al Presidente del Consiglio comunale di Lamezia Terme
Dr. Francesco Muraca
Oggetto: proposta delibera di iniziativa popolare Gentile Presidente, come comitato promotore della delibera in oggetto, sottoscritta da 700 elettori del Comune di Lamezia Terme, le scriviamo per esprimere il nostro risentimento riguardo all’iter consiliare per la proposta di delibera popolare. La discussione della proposta riveste un’importanza fondamentale per il futuro della città di Lamezia e il fatto che sia stata presentata direttamente dai cittadini in maniera trasversale, rende, a nostro giudizio, particolarmente importante la serenità del Consiglio comunale e l’imparzialità della Presidenza dello stesso. Purtroppo i fatti succeduti in seguito alla presentazione delle firme ci convincono del rischio reale di non avere garanzie in questo senso. Questa nostra lettera nasce dalla convinzione che l’iniziativa diretta dei cittadini – prevista dal TUEL e disciplinata dallo statuto comunale – è un momento supremo di democrazia, che contribuisce alla crescita civile di una città e, per questo, sia un diritto sostanziale dei cittadini firmatari sapere se il consiglio comunale intenda approvare o respingere tale proposta. Le firme, da noi consegnate lo scorso 8 giugno, pongono la necessità di inserire nello statuto comunale il principio che l’acqua deve ritenersi un bene pubblico privo di interesse economico così come fatto da tantissimi comuni in tutta Italia. La raccolta di firme per il referendum e per le delibere d’iniziativa popolare ha visto nel nostro Paese un vasto coinvolgimento popolare, definito da tantissimi organi di stampa un fatto senza precedenti. Un coinvolgimento che ha correttamente portato molti enti Locali a dare una risposta rapida alle richieste dei cittadini, anche in comuni, come Torino, dove l’approvazione della delibera è avvenuta con l’astensione dello stesso sindaco. Nella nostra città, al contrario, a sei mesi, dalla consegna delle firme l’unico atto (fortemente da biasimare) al quale abbiamo assistito è stato l’annullamento, per mancanza di numero legale, di un consiglio comunale oltretutto convocato in estremo ritardo. Abbiamo dovuto subire anche una sua infelice dichiarazione alla stampa con la quale affermava: “…Inoltre, la presidenza del consiglio comunale, la conferenza dei capigruppo e il consiglio tutto, non possono essere condizionati nelle loro attività da ordini e disposizioni dettate da parte di terzi che vorrebbero così programmare l'agenda dei lavori.…”
Una dichiarazione che disconosce - grave per un presidente di un’assemblea elettiva - l’elevato valore civile e democratico di una proposta di iniziativa popolare. Una dichiarazione che sarebbe stata utile riservare a qualche gruppo di potere o loggia secreta e non a un comitato che si batte da anni, come milioni di italiani, in difesa di un bene comune e che ritiene più che doveroso che la massima assemblea elettiva cittadina si determini favorevolmente o no rispetto a una proposta avanzata democraticamente dai cittadini. Questa vicenda - al di là del merito - pone una forte preoccupazione sul mancato rispetto degli strumenti di democrazia dal basso. La sostanza della democrazia è per noi il potere dei cittadini di decidere del proprio destino in modo consapevole nel quadro di una società aperta, nella quale gli stessi cittadini possono partecipare alla formazione delle decisioni politiche. Una sostanza che per quanto ci riguarda, oltre a rivestire un alto valore civile diventa un banco di prova fondamentale per qualsiasi soggetto, sia esso politico che istituzionale. Sarebbe oltremodo grave che la prima esperienza di proposta democratica dal basso nella nostra città venisse miseramente liquidata con un consiglio comunale annullato per mancanza di numero legale. Impedendo il diritto sacrosanto dei lametini di sapere l’opinione dei singoli consiglieri e dei loro gruppi consiliare nel merito delle questioni poste dalla delibera. Ci appare, inoltre, incomprensibile e grave che un tema come quello dell’acqua pubblica che ha a che fare con il bisogno di preservare questo bene primario e vitale per l’intera umanità e per le future generazioni e che è divenuto centrale nell’agenda politica di numerosi partiti, associazioni, sindacati, intere comunità in tutto il mondo non trovi spazio per una discussione esaustiva del nostro Consiglio Comunale. Una sfida, alla quale ad oggi - nei fatti - vi siete sottratti. Una risorsa, l’acqua, che alla luce dei drammatici mutamenti climatici oramai previsti da numerosi e autorevoli organismi internazionali e che, colpiranno con conseguenze enormi soprattutto il sud dell’Europa e, in particolare il nostro territorio, meriterebbe un’attenzione maggiore delle classi dirigenti di questa città e della sua massima assemblea elettiva. Per questo oggi chiediamo pubblicamente, a lei e ai capigruppo consiliari, di dare pronta risposta ad una esigenza di democrazia invitandovi a predisporre una seduta consiliare con all’ordine del giorno la proposta di delibera popolare. Riteniamo questo esito irrinunciabile, non tanto e non solo per ristabilire un principio di legalità e di democrazia in un contesto istituzionale che, in merito a questa vicenda, si è dimostrato sostanzialmente inadempiente, quanto soprattutto in segno di rispetto alle centinaia di cittadini che, con la loro firma, hanno voluto testimoniare una preziosa esperienza di democrazia partecipativa, oggi purtroppo ancora incompiuta. Ribadiamo quindi che adottare la proposta di delibera di modifica dello statuto presentata da cittadini di Lamezia Terme dipende esclusivamente dalla volontà politica di questo Consiglio Comunale, che, ci aspettiamo, vada nel senso del rispetto e dell’ascolto della volontà popolare che ha scelto la difesa dell’Acqua e della sua gestione come Bene Comune.
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