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milioni di italiani che hanno votato contro la privatizzazione dell’acqua, da
quello che si legge nella recente dichiarazione del capogruppo del PDL Raffaele
Mazzei, sarebbero di fatto degli imbecilli succubi degli imbroglioni della
sinistra.
Il
consigliere Mazzei da uomo timorato di Dio ha dimenticato di annoverare tra gli
imbroglioni anche gli autorevoli esponenti della Conferenza Episcopale Italiana
che si sono detti contrari alla mercificazione dell’acqua, per non parlare delle
maggiori associazioni ambientaliste del paese, delle tante associazioni e
amministrazioni comunali che si sono schierate con i referendari.
Tutti imbroglioni?
Non
c’è che dire una alta considerazione della democrazia, della partecipazione
popolare e dell’intelligenza degli italiani quella del Consigliere Mazzei. Secondo il suddetto gli elettori si sono
fatti abbindolare dalla propaganda della sinistra che sempre secondo il Mazzei ha avuto la colpa di affermare l’dea: “che
l’acqua deve essere pubblica e gratuita”.
Effettivamente
agli italiani è stato posto un primo quesito referendario che sostanzialmente
chiedeva l’abrogazione dell’affidamento ai privati della gestione del servizio
idrico integrato. Gestione pubblica appunto. Dove sarebbe lo scandalo,
l’imbroglio? A meno che il consigliere Mazzei non consideri un imbroglio e uno
scandalo avere, per esempio, un servizio
sanitario pubblico, delle scuole pubbliche, dei servizi sociali pubblici, un
apparato giudiziario pubblico, ecc.
Il
secondo quesito referendario di fatto chiedeva di abolire la possibilità sempre
per i privati di fare profitto, proprio così profitto, su un bene che
appartiene all’intera umanità che deve per questo essere gestito con oculatezza
senza l’assillo di crearvi profitto.
Anche
qui dove sarebbe lo scandalo e l’imbroglio? Gli Italiani, diversamente da
quello che afferma il capogruppo consiliare del Pdl, tutto questo lo hanno
compreso benissimo tanto da non dar retta a quelli come lui che hanno lavorato per
favorire l’astensionismo al fine di fare fallire il referendum con il mancato
raggiungimento del quorum. Lo stesso consigliere Mazzei si è detto anche
scandalizzato del fatto che il consiglio comunale fosse chiamato a discutere di
questo tema affermando tra l’altro: “Prima
che dell’acqua dovremmo parlare della criminalità locale, degli imprenditori
che fanno fatica ad andare avanti”. Niente da eccepire, naturalmente, ma
nessuno vieta al Presidente del Consiglio e alla riunione dei capigruppo di
convocare il consiglio su questi e altri temi, non è certo responsabilità di
chi chiede un pronunciamento del consiglio comunale su una delibera di
iniziativa popolare se la massima assemblea elettiva della città riesce a convocare
solo tre sedute da gennaio ad oggi.
Ci
saremmo aspettati che il consigliere Mazzei, e non solo lui, si fosse
scandalizzato del fatto che la prima delibera di iniziativa popolare prodotta
in questa città, nonostante gli obblighi imposti dallo stesso statuto comunale,
non è mai stata messa ai voti del consiglio comunale.
Sono
passati ben 22 mesi dal giorno in cui la delibera è stata depositata e mentre
in tantissimi comuni italiani, con amministrazioni di diverso colore politico,
le delibere di iniziativa popolare riguardanti il tema dell’acqua sono state
discusse e votate, pur con esiti diversi a Lamezia questo non è avvenuto. Per
molto meno, in altri comuni si sarebbero chieste le dimissioni del Presidente
del Consiglio comunale. A Lamezia, al
contrario, in disprezzo dello statuto comunale, del stesso TUEL e, soprattutto,
della tanto osannata - per alcuni - partecipazione dei cittadini alla vita
democratica della propria comunità abbiamo
dovuto subire anche l’infelice dichiarazione alla stampa del Presidente Muraca nella
quale si affermava: “… Inoltre, la
presidenza del consiglio comunale, la conferenza dei capigruppo e il consiglio
tutto, non possono essere condizionati nelle loro attività da ordini e
disposizioni dettate da parte di terzi che vorrebbero così programmare l'agenda
dei lavori.…”. Il tutto senza la ben che minima riprovazione dei gruppi
consiliari, del sindaco e dello stesso partito di appartenenza del Presidente
del consiglio. Questa vicenda dimostra che dell’assunto, recepito nel nostro
statuto comunale, che la sostanza della democrazia è il potere dei cittadini, di qualsiasi
cittadino, di partecipare alla formazione delle decisioni politiche, si è fatto carta straccia, con l’aggravante che si è evitato di discutere – e non
necessariamente di approvarle – le proposte contenute nella delibera di
iniziativa popolare diverse da quelle approvate nella delibera di giunta.
Ci sembra,
inoltre, che la stessa deliberi attui la “politica del rimando” non essendo in
essa inserita ne l’ipotesi dello scorporo della Multiservizi - annunciato dal
Sindaco con la nota stampa dell’8 maggio e da noi comunque non pienamente
condivisa – ne sono riportate le scadenza imposte dallo statuto comunale per la
modifica dello stesso.
Ad ogni
modo, domenica 20 maggio ci sarà una grande iniziativa pubblica promossa dal
Comitato Lametino Acqua Pubblica e dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua
dove discuteremo e proporremo – assieme a Marco BERSANI di Attac Italia e
Corrado ODDI della FP CGIL Nazionale – i possibili percorsi di ripubblicizzazione
della Lamezia Multiservizi. All’iniziativa sono stati invitati Il presidente
della Multiservizi, il Sindaco di Lamezia Terme e tutti i Sindaci del
comprensorio cittadino.
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